mercoledì 20 aprile 2016

La rondine

La vecchia rondine danzava nel cielo sporco dei canyon urbani, cercando il calore d'un sole sfinito e rossastro.
Le sue compagne erano partite già da tempo, dirette a sud, ma lei indugiava perché sapeva che la prossima migrazione sarebbe stata l'ultima, e desiderava assaporare ancora un po la grandezza cupa e artificiosa della megalopoli.
Prima di ritornare al nido, si riposò su uno stretto davanzale per qualche minuto, riflettendo sul fatto che gli insetti vivi erano sempre più rari, emarginati dai loro antagonisti robotici.
Se avessero provato a nutrirsene si sarebbero trasformate in pseudo-rondini?
Un lieve rumore dietro di lei la spaventò, di scatto si girò, pronta a volare via.
Ma era solo un uomo, che guardava lontano e nemmeno s'era accorto di lei.
Aveva però degli occhi spaventosi: vuoti, orribili.
La rondine pensò che una tale malvagità in un essere vivente non l'aveva ancora vista, e si chiese se tutti gli umani erano così e perché non se n'era mai accorta.
"Domani parto" decise lì per lì.
"Mi sono trattenuta fin troppo".
E spicco il volo nell'oscurità fumosa, senza più voltarsi.